Cosa senti quando senti qualcosa?

O meglio, la domanda da cui sono partitə è LA domanda: come stai quando stai male? Da qui, ieri ho fatto due scoperte.

Uno. Quando ho gli attacchi d’ansia mi dà fastidio la sensazione delle cose a contattato con la pelle. Può sembrare banale, letta adesso, eppure per tutti questi anni non avevo avuto l’esatta consapevolezza di questa sensazione. Non vuol dire che adesso possa risolverla (spostare le cose non basta, tanto più che mi dà fastidio anche il contatto dei miei peli e dei miei capelli), ma per il momento teniamo qui questo punto.

Due. L’eccitazione sessuale si manifesta in me come un pensiero spontaneo, l’immagine visiva o la sensazione tattile di qualcosa che trovo sexy. E dal momento in cui il pensiero si presenta e si rivela piacevole, sento desiderio di soffermarmi o proseguire dentro quel pensiero. Ecco un’altra cosa che pur dopo tanto parlare di desiderio non avevo chiara. Peraltro è interessante che si tratti di un pensiero e non (com’è per molte persone) di una sensazione fisica, ad esempio il contatto o la sollecitazione di una zona erogena. Un’altro punto da tenere qui appoggiato.

In realtà mi ha sempre affascinato la domanda: cosa proviamo quando abbiamo sete? La sete è una sensazione molto composita, con cui siamo in contatto fin da quando nasciamo, che impariamo ad ascoltare a nominare, eppure siamo perlopiù incapaci di guardarla nei suoi dettagli, “suddividere” e sue componenti (le labbra secche, la bocca impastata, lo stimolo visivo di un bicchiere d’acqua). Trovo che la sete sia un po’ un mistero: una cosa naturalissima, ma che sappiamo interpretare solo verbalmente, ricomponendo le singole sensazioni sensazioni fisiche e dandogli un senso.

Credo che questo esercizio del che cosa senti quando senti qualcosa? sia molto utile in almeno due ambiti della vita. Il primo è ovviamente la scrittura (a breve arriverà un articolo sulla Storia della letteratura erotica di Alexandrian, tanto per rifarmi al punto Due). Il secondo è decisamente più importante, ed è quello spazio di consapevolezza e autoconsapevolezza che non si dà di solito mentre viviamo nel mondo, ma emerge come uno strumento nei momenti in cui dobbiamo affrontare una crisi (come la gestione degli stati d’ansia).

Quindi ecco, volevo proporre un esercizio che forse riguarda più la mindfulness che la scrittura, ed è questo: di fronte alle tue sensazioni fisiche e emotive domandati: che cosa sento?

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