Ho da poco letto La concezione anarchica del vivente del biologo Jean-Jacques Kupiec. In pochissime parole, la proposta teorica di Kupiec, che lui stesso in seguito ha sostenuto con studi dal risultato a suo parere più che soddisfacente, è che il presupposto ontologico su cui si basa la genetica sia non solo sbagliato, ma anche in contraddizione con l’ontologia alla base della biologia dell’evoluzione, tratta direttamente da Darwin. L’idea di un “codice genetico” che come un codice di leggi detta gli ordini a cui le cellule devono rispondere nel loro differenziarsi, è frutto di una visione che presuppone la staticità e l’invarianza del vivente. Al contrario Kupiec sostiene la tesi di una costante variabilità che si esprime nel continuo specializzarsi delle cellule in modo casuale, che in seguito sarebbero selezionate dall’ambiente circostante, cioè dalle condizioni interne all’organismo, la disponibilità di sostanze nutrienti, lo stato delle altre cellule eccetera.

Un punto interessante è che, secondo questa idea, la causazione avverrebbe in maniera diversa, non da una causa che provoca meccanicamente un effetto (Kupiec è fortemente antideterminista), ma con una causa che riduce più o meno drasticamente il ventaglio di direzioni possibili del processo. Trasponendolo nella teoria sociale, possiamo immaginare che quelle che il realismo critico legge tra struttura e agency potrebbero interagire seguendo questo processo di causazione, in cui la struttura non determina il risultato dell’azione in modo deterministico, ma al contrario riduce il campo di possibilità dell’agency del soggetto, che di per sé tenderebbe alla differenziazione, alla variabilità e in qualche modo a produrre assetti “creativi”.

Sono abbastanza certə che questa lettura della causazione sia già stata sviluppata all’interno del realismo critico, mi chiedo se ne abbiamo tratto tutte le conseguenze (anche politiche) sul potenziale dell’agency e del soggetto. Va da sé, se hai qualche testo da consigliarmi in merito, sarei felice di leggerlo!