Mettere le mani su un gruppo per la prima volta è più facile che rimettere le mani su un gruppo.
A volte, anche se condividiamo la visione e gli obiettivi, e abbiamo esplicitato quello che vorremmo fare con il nostro gruppo, non è facile rendere reali le direzioni che vogliamo dare. Quando un gruppo è in piedi da diversi mesi o anche diversi anni, ci portiamo dietro delle eredità organizzative che non dipendono solo dalle nostre volontà e dai nostri accordi reciproci. Le prassi, i modi in cui le cose succedono all’interno del gruppo, i modi sottintesi in cui ci organizziamo e ci rapportiamo, sfuggono al nostro controllo. Le ragioni e le motivazioni politiche che ci diamo non sono sufficienti a produrre un cambiamento reale.
Fondamentale è l’impegno costante nel combattere l’inerzia organizzativa, e cioè tutti quei modi di fare le cose che riproduciamo inconsapevolmente, che sono automatici come una specie di memoria muscolare-relazionale, perché così si è sempre fatto e non c’è la consapevolezza per immaginare altrimenti.
Rimettere le mani su un gruppo è forse meno faticoso, ma ha esiti molto più incerti che creare un gruppo a partire da zero. La partita è sempre aperta e il vento ci tira contro.