L’amico Loris, detto MetaMe, ha di recente pubblicato due articoli sulla pedagogia post-umanista all’interno dei quali si trovano dei passaggi veramente illuminanti, e utili in senso politico anche per chi come me di pedagogia ne sa ben poco.
Tutte le correnti pedagogiche del passato pensavano di “umanizzare” le persone educandole, separandolo dalle altre creature, completamente estranee ad un processo simile. La principale conseguenza è una società ancora basata sul vecchio paradigma, radicata all’interno di metodi educativi arretrati.
Le risposte nate per fronteggiare la crisi sono principalmente tre. Abbiamo l’antropocentrismo pedagogico forte, che ripropone tali idee al fine di umanizzare gli educandi ed evitare una presunta spersonalizzazione della pedagogia. Poi, la sua versione debole, avente come obiettivo l’autonomizzazione degli individui e la l’integrazione in un mondo pluralista. Infine, il post-antropocentrismo pedagogico, che si decentra dell’umano valorizzando il “non umano”.
– Da Pedagogia e orizzonte post-umanista, l’alba di un nuovo paradigma pt.1
In tal modo l’umano, che rientra nella sfera “sociale”, è distinto dal “materiale”, ovvero il non-umano, ma le sue sfere si ibridano nella “materialità”.
– Da Pedagogia e orizzonte post-umanista, l’alba di un nuovo paradigma pt.2
A quest’ultimo punto dobbiamo tornare con alcune letture sul materialismo radicale dei non-viventi, come Ghosh e Jane Bennett.