In questi giorni di frenesia fantascientifica (è finito ieri Stranimondi, a cui non ho partecipato fisicamente, ma il digitale ci rende ubiqu3), torno con un punto fermo sul Solarpunk.
Qualsiasi cosa sia, il solarpunk è profondamente politico. La politica è la pratica di determinare le disposizioni in base alle quali distribuiamo le risorse e ci relazioniamo in diversi modi gli uni con gli altri. In altre parole, chi fa le cose, chi riceve le cose, e come siamo tenuti a trattare sia le persone sia le cose.
Quasi ogni contenuto solarpunk che io abbia visto o letto suggerisce che il futuro solarpunk risulterà da scelte sfumate riguardo a queste disposizioni, non da avanzamenti tecnologici incredibili.
Andrew Dana Hudson, Sulle dimensioni politiche del Solarpunk, in Solarpunk: Come ho imparato ad amare il futuro, AA.VV., Traduzione di Stefano Ternavasio.