Mentre frequentavo il Master in Teoria Critica della Società, mi è capitato di leggere quella frase di Marx che dice appunto:
Una macchina che non serve al lavoro è inutile.
Mi è rimasta particolarmente impressa, anche perché in quel periodo, all’indomani della prima fase di lockdown per Covid, le macchine, soprattutto quelle digitali, si erano prese molto spazio nelle nostre vite, ben al di là del campo del lavoro. Da qui è nata la sensazione che a questa frase, e al pensiero che sottende, fosse capitato qualcosa che le rendeva incomprensibili, in qualche modo diverse, coma se gradualmente, in modo sottile ma inesorabile, fossero cambiati i significati che attribuiamo alle parole macchina e lavoro.
Ho deciso di concentrare il mio studio di Master su questo, per arrivare magari a grattare la superficie delle possibili interpretazioni, o magari solamente a sollevare una buona domanda.
Su Academia.edu è scaricabile il breve elaborato che ne è venuto fuori.