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Peacock flower, corpi femminili e Nothingness

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Questo post nasce da una piccola suggestione incontrata in un libro di sociologia della salute. La salute comunemente intesa, e la sua istituzione di riferimento, la medicina, sono chiamate in causa sistematicamente quando trattiamo i corpi, ma solo quelli umani (e, vedremo, neanche tutti). La mia sfida personale è partire da un testo sulla salute per arrivare a tracciare una connessione tra corpi umani e non umani, usando strumenti della teoria sociale con finalità critiche.

Sull’esclusione delle donne dallo spazio pubblico si è scritto tanto – una per tuttə, con la tensione propositiva che tanto ammiro, Daniela Brogi ne Lo spazio delle donne. Dal punto di vista sociologico, escludere un oggetto (o un soggetto, se questa distinzione ci piace) è un gesto pregno di significato. La mia tesi in questo post è che l’armamentario teorico degli studi sociali su ciò-che-non-c’è possa essere ripreso nell’elaborazione politica con esiti niente affatto banali, e che per farlo occorre partire alla ricerca delle tracce lasciate nel mondo dalle non-cose e dalle non-persone.

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